Le sensazioni sono descritte ed esplorate sia nella loro dimensione fantastica (“Prima tentazione: Concerto”, “Seconda tentazione: Ritratto”, “Visione”) sia nella loro valenza di straniamento (“Persona”, “Tramontana”, “Estate”) e di ripiegamento sul sé (“Identità perduta”, “Parole non dette”, “Com’è triste la musica”).
La notte e la luna mi affascinano: costituiscono lo sfondo e talvolta l’argomento delle mie composizioni (“Incantesimo”, “Sibillina”, “Notte di luna”, “Notturno”, “Insonne”, “Luna”, “Vigilia”). La notte simboleggia per me il Mistero, la parte oscura dell’essere, il lato nascosto delle cose; la luna la purezza primigenia, la luce che illumina il cammino senza accecare, la bellezza nella sua forma accessibile alla mente.
Una menzione a parte meritano le liriche in cui esprimo la mia profonda partecipazione al dramma dei Palestinesi per la loro martoriata terra: sono parole da me molto sentite e sofferte, come le circostanze dolorose da cui sono state originate (“Dedicata a Yaser”, “La domanda di Khaled”, la trilogia “La striscia di sangue”).
Al fondo della mia poesia c’è un’impronta malinconica, talora appena avvertibile, talora sciolta nella dolcezza delle immagini, e una tensione costante, un’aspirazione sempre delusa: attingere la realtà intrinseca delle cose, andando oltre la convenzionale percezione di esse.
Il mio fare poesia altro non è che liberare la mia sete di ricerca.