Prefazione di Fortuna Della Porta Si ha l’impressione che l’autrice, giunta alla svolta dell’età matura, tenti la sistemazione della sua vita attraverso una sorta di consuntivo: ferma nella sua meditazione lascia scorrere le immagini senza curarsi del nesso cronologico e così s’arroccano in contemporanea sull’ Io poetico le generazioni passate, gli affetti, le nostalgie e gli amori che hanno costellato un tratto della sua strada, momenti d’arte e persino i gatti che hanno attraversato spazi fisici ed emotivi durante le loro scorribande notturne. Si affacciano le figure familiari, mamma, padre e teneramente il nonno che la penna scalpella e tutto il canto si scioglie in una malinconia rattenuta o una lieve nostalgia che, pur nella consapevolezza che è tardi per districare tutti i nodi, non si trasforma in rimpianto o peggio in lamento. C’è una necessità nell’accadere immodificabile e quando si possiede la tempra necessaria a fronteggiare la bufera, o il fato ha evitato di imporci pesi che sfiancano, o ancora, soprattutto, gli anni vissuti hanno insegnato che lo stoicismo dell’accettazione, se non proprio l’impassibilità, è in grado di fare da argine allo sconforto, allora la vita diventa luogo della pace possibile con sé stessi e con l’apparato cosmico nel suo complesso. Una calma sapienziale detta il passo misurato e i versi, talora intensamente lirici, accentuano la musicalità in un fluire senza impacci, avviluppati nei loro sensi profondi e non concedono spazio all’angoscia esistenziale legata alle domande eterne e implacabili cui non si trova risposta. Anzi, non manca la nota della fiducia che ogni volta intravede con ottimismo la possibilità di ricominciare. E inoltre una specie di simbiosi s’instaura in questa poesia tra elementi animati e inanimati e tutto è immerso in una densa fisicità: la natura ha tratti esaminati con cura, come le città o le persone, con lo sguardo sgombro che la pienezza del proprio tempo consente e che induce a convivere quieti col mistero che pure ci tiene in disparte dalla propria comprensione. La dichiarazione poetica è ancora più articolata: Loredana rivendica il valore della Parola, come possibilità di andare oltre il segno fino ad attingere all’ inesprimibile, che a suo parere è il vero senso del messaggio poetico. Anche L.B. affida alla Parola una grande responsabilità, ossia quella della rivelazione del non detto o non dicibile, ma invece di costringere i lemmi in canoni prestabiliti, come di solito è accaduto, decide che essi debbano essere lasciati liberi, che vadano senza impacci fino al cuore e all’intelligenza di chi è in grado di oltrepassarli. Poesia dunque di consapevolezza e ambizione che giunge dal sentimento ma anche dalla concentrazione sul fine e sull’espressione dell’arte, che hanno reso l’autrice consapevole dei propri mezzi e in grado di padroneggiarli. |